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Le rubriche

I film e gli spettacoli

Led Zeppelin: the song remains the same
Divertenti videoclips di cui sono protagonisti i membri del complesso accompagnano le riprese originali del concerto che gli indimenticabili Led Zeppelin tennero al Madison Square Garden di New York nel 1973.
Nelle sale italiane solo il 25, 26, 27 marzo come evento speciale (l’elenco delle sale è disponibile su nexodigital.it), il film concerto è diretto da Peter Clifton e da Joe Massot ed è distribuito in esclusiva da Nexo Digital in collaborazione con Warner Music Italy e con i media partner Radio Capital e MYmovies.it.

La sala professori
Non sempre le buone intenzioni portano risultati positivi e non sempre il più debole perde: a volte, anzi, riesce a vincere.
In una scuola tedesca, ma potrebbe essere in qualunque altra parte del mondo, Carla Nowak, la giovane professoressa di una classe di ragazzini dodicenni, è piena di buona volontà e mette tutto il suo entusiasmo nell’insegnamento.
Quando, nella scuola, si verificano alcuni furti, rifiuta di accettare la durezza del sistema che arriva fino alla perquisizione dei bambini più o meno sospettati, e decide di provare a indagare per proprio conto. Questo, però, la porta ad accusare, sull'onda di un indizio non così inequivocabile, la segretaria della scuola che, ovviamente, viene sospesa. Ciò provoca soprattutto in Oskar, il figlio della segretaria e allievo di Carla, una dura reazione contro l'insegnante e, in fondo, contro l'intero sistema anche troppo repressivo, che, nel dubbio, accusa.
La ribellione del bambino spinge anche lo spettatore a porsi delle domande e, in un certo modo, a darsi delle risposte. La segretaria sarà davvero colpevole ma, soprattutto, fin dove le buone intenzioni possono spingersi?
Con la regia di İlker Çatak, l’intensa interpretazione di Leonie Benesch nel ruolo di Carla Nowak e soprattutto quella di Leo Stettnisch in quello di Oskar, distribuito da Lucky Red, “La sala professori” sarà nelle sale italiane a partire dal 29 febbraio.

Past lives
Il primo amore non si scorda mai? Forse, ma rimane comunque sepolto nel fondo dell'anima di ognuno, e ogni tanto riemerge lasciando un senso di nostalgia, anche se la vita continua.
Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo) sono due ragazzini coreani profondamente legati fra di loro e quando Nora con la famiglia emigra in Canada si devono forzatamente separare.
Passano gli anni, e un giorno Hae cerca Nora sui social: i due così si ritrovano e, per qualche tempo, riallacciano la loro amicizia. Sembra che il tempo e le distanze si annullino fino a quando le loro vite si separano nuovamente.
Passano altri 10 anni, Nora si è trasferita a New York dove lavora, si è innamorata di un collega e si è sposata.
Un giorno, all'improvviso, Hae decide di andare a trovarla a New York. Come per il tempo sembra non essere mai passato e i due ritrovano l'intimità, la complicità e la profondità che ha unito da sempre le loro anime.
Quando Hae riparte, Nora piange, forse per la certezza che questa volta la separazione sarà definitiva e solo l'abbraccio comprensivo del marito potrà forse colmare questa perdita.
Con la regia di Celine Song e distribuita da Lucky Red, questa romantica storia semi autobiografica arriva nelle sale italiane dal 14 Febbraio.

Le avventure del piccolo Nicolas
Un tenero omaggio a due dei più grandi fumettisti francesi: René Goscinny e Jean Jacques Sempé. Attraverso la “ricostruzione” della nascita e dello sviluppo successivo di uno dei loro personaggi più famosi, il piccolo Nicolas, con i disegni animati in perfetto stile Sempé, rivediamo la vita e l'amicizia dei due uomini, rivivendo i momenti più teneri ma anche quelli più difficili della loro vita: dal padre adottivo violento di Sempé al trasferimento In Argentina del piccolo Goscinny con gli echi dei terribili momenti vissuti del resto della sua famiglia, ebrea, In Europa, fino al grande dolore di Sempé per la morte prematura di Goscinny.
Qua e là, non mancano riferimenti anche agli altri personaggi creati dall'uno o dell'altro, primi fra tutti Asterix e Obelix.
Un film delicato, con momenti di divertimento e di tenerezza, bellissimo per chi ha conosciuto l'opera dei due artisti ma anche per chi vuole imparare a conoscerli.
Con regia di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre e la sceneggiatura, tra gli altri, di Anne Goscinny, “Le avventure del piccolo Nicolas” basato sui libri di René Goscinny e Jean Jacques Sempé sarà nelle sale italiane a partire dal 15 Febbraio.

The Warrior
Quanti danni può fare un padre-padrone che si aspetta che i figli arrivino laddove non è mai arrivato lui e per questo è capace di passare sopra alle loro esigenze, ai loro caratteri e alle loro passioni per ottenere quello che lui non ha potuto ottenere? Può arrivare fino all'autodistruzione o, peggio ancora, alla distruzione di quanti lo circondano.
È probabilmente questo l'aspetto più interessante di “The Warrior”, che racconta la vera storia della famiglia Von Erich che all'inizio degli anni ‘80 fece la storia del wrestling agonistico.
“The Warrior” però non approfondisce, come ci si sarebbe aspettati, il mondo che circonda questa specie di sport tanto amato negli Stati Uniti e che in realtà, come direbbe De Niro nei panni di Al Capone a Eliot Ness nel film Gli intoccabili, è “tutto chiacchiere e distintivi”: accordi sottobanco, grandi scenografie ma poca reale sostanza.
Segue, superficialmente, la vita dei quattro fratelli Von Erich, che subiscono la pressione del padre arrivando alla autodistruzione. Neppure il forte legame che li lega potrà salvarli. L'unico che sopravvive, interpretato da Zac Efron, è quello che meno impersona il guerriero che vorrebbe il padre, subisce abbastanza passivamente tutto questo mondo, ivi compresa la volontà di quella che diventerà sua moglie, Pam, che lui sposa non si capisce bene se per amore o perché non ha la forza di ribellarsi alla personalità forte di lei.
Con la regia di Sean Durkin, The Warrior arriverà nella sale italiane il 1 febbraio.

Prima danza poi pensa (alla ricerca di Beckett)
Non è mai facile parlare di grandi personaggi senza cadere nello scontato, sia in positivo sia in negativo.
“Prima danza poi pensa” riesce a farci conoscere uno dei più famosi scrittori del teatro dell'assurdo, Samuel Beckett, in modo particolarmente originale e, in fondo, profondo. Tutto questo grazie alla presenza del suo alter ego, potremmo dire la sua coscienza, che gli fa da contrappunto facendoci rivivere, in un paesaggio scarno e grigio quanto necessario, alcuni episodi della sua vita attraverso quadri successivi.
Su tutto aleggia il grande senso di colpa, che, contravvenendo alla frase che fa titolo da titolo al film e che Beckett avrebbe detto a un suo studente, accompagnò lo scrittore per tutta una vita che non visse mai con leggerezza.
Facciamo così conoscenza con la terribile madre, rigida fino all'inverosimile, con cui non ebbi mai inevitabilmente un buon rapporto, con lo scrittore James Joyce (di cui divenne amico) e la sua famiglia, con Lucy, la giovane figlia di Joyce che si era invaghita di lui e che, al suo rifiuto, peggiorò la propria salute mentale fino a dover essere ricoverata per oltre trent’anni in manicomio… Ma oltre a questi personaggi spiccano i rapporti affettivi, profondi e che l'accompagnarono tutta la vita, dall'amico Alfy con cui Beckett entrò nella resistenza e che morì in un campo di sterminio, al difficile rapporto che si protrasse per oltre trent'anni con la moglie Suzanne e l'amante Barbara Bray, in un triangolo che si rivelò doloroso per tutti ma che diede vita ad alcune delle opere più belle dello scrittore irlandese.
Becket e la sua coscienza, magistralmente interpretati dallo scrittore dall'attore Gabriel Byrne, è affiancato da Sandrine Bonnaire nel ruolo della moglie Suzanne Dechevaux-Dumesnil, da Maxine Peake in quello dell’amante Barbara Bray e da Aidan Gillen in quello di un curioso e interessante James Joyce.
Con la regia di James Marsh e distribuito da Bim Distribuzione, “Prima danza, poi pensa” sarà nelle sale italiane a partire dall'1 febbraio.

Una bugia per due
Il titolo italiano del film probabilmente trae in inganno, ha molto più senso quello francese, “Je ne suis pas un héros”, “Non sono un eroe”.
Louis (Vincent Dedienne) è un avvocato francese dominato da una madre decisamente invadente che, quando lui è nato, ha dovuto rinunciare alla carriera di avvocato (e non manca mai di rinfacciarglielo). Ed è così che Louis, che esercita nello stesso studio dove aveva lavorato la madre, non dimostra nessun carattere, tende a sparire sullo sfondo come una tappezzeria e, non ultimo, è ipocondriaco. In questo quadro il suo studio segue la causa intentata da un gruppo di cittadini malati di cancro a causa dei pesticidi distribuiti nella zona contro una grande multinazionale. Lo studio difende, abbastanza ovviamente, l'azienda produttrice dei pesticidi.
Un giorno Louis si reca dal medico che gli diagnostica un probabile cancro. Venuta a conoscenza della malattia, la titolare dell'ufficio legale, Elsa (Clémence Poésy), molto cinicamente decide di sfruttare l'empatia che si viene a creare tra Louis e i malati. Il giovane avvocato viene incaricato di entrare in contatto con i malati e in questo modo impara a conoscerli e a considerarli persone, più che controparte. A poco a poco si rende conto che la malattia fa sì che anche lui venga considerato come persona e quindi, anche quando le evidenze mediche dimostrano che è sano, continua con la sua bugia non avendo il coraggio di uscire da questa situazione, fino all'imprevedibile epilogo di tutta la vicenda.
“Una bugia per due” è un film fondamentalmente divertente, anche se con qualche momento di commozione, non certo un film di denuncia come quelli che abbiamo visto in passato, comunque mette in evidenza sia il problema ambientale sia l'importanza dei condizionamenti che si subiscono più o meno volontariamente.
Con la regia di Rudy Milstein e distribuito da Officine Ubu, “Una bugia per due” sarà nel cinema italiani a partire dal 1° Febbraio.

La quercia e i suoi abitanti
Non è un vero documentario, ma piuttosto un pezzo di vita, quello che ci racconta “La quercia e i suoi abitanti“: non una parola, solo i suoni della natura intervallati, a volte, da quelli della musica, ci accompagnano per un anno a conoscere la vita nascosta che si svolge intorno, sopra e sotto una grande quercia centenaria. Seguiamo quindi i curiosi piccoli insetti che se ne nutrono, i rossi scoiattoli che vivono fra i suoi rami, un'intera nidiata di topolini che vivono e si riproducono sotto le sue radici, ma anche tutta una fauna selvatica che vive intorno a lei, dai cinghiali agli aironi… un mondo affascinante, che conquista con le sue spettacolari riprese macro che ci fanno entrare in un mondo sconosciuto che pochi di noi possono o vogliono osservare.
Con la regia di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux e distribuito da I Wonder Pictures, “La quercia e i suoi abitanti” sarà nelle sale italiane a partire dal 25 gennaio.